La preghiera liturgica a Dio Padre Misericordioso
Partecipando ad una preghiera liturgica si ha la sensazione di celebrare all’aperto direttamente a cospetto di Dio grazie al tetto della navata interamente vetrato e alle due facciate anteriore (est) e posteriore (ovest), anch’esse interamente vetrate.
Tabernacolo
Il Tabernacolo si trova in una posizione apparentemente non centrale, perchè situato all’angolo destro della cappella feriale; questo non perchè non abbia importanza, ma esattamente per il contrario, in quanto da quella posizione è possibile vederlo anche dalla navata principale.
Pur essendo una chiesa moderna, essa ricalca in un certo senso l’immagine classica dell’edificio religioso cattolico, in particolare il “gotico” per la sua altezza e la sua facciata slanciata in alto con il campanile accanto.
Le caratteristiche di questa Chiesa sono molteplici. Spesso si considerano soltanto quelle di carattere tecnico, in quanto davvero essa è un capolavoro ingegneristico oltre che architettonico, ma sono di notevole importanza anche quelli di carattere spirituale e liturgico.
Forma della chiesa
Cominciamo dalla forma della navata: essa riprende l’idea di una barca, la “barca di Pietro”. Nella tradizione cristiana la “BARCA” ha sempre rappresentato la Chiesa come “Popolo di Dio” guidata da ”Pietro”, il Papa.
Questa Chiesa voluta da Papa Giovanni Paolo II a ricordo del Giubileo del 2000, nell’idea dell’architetto, doveva rappresentare la “barca della Chiesa” che solca i mari del Terzo millennio e, in maniera traslata, grazie alla sua posizione, la “barca della chiesa locale” (la parrocchia) che solca il quartiere. Le tre vele che sovrastano la navata e la cappella feriale simboleggiano la Trinità e la vela più grande vuole dare la sensazione della protezione di Dio sulla comunità cristiana. Infatti, pur essendo l’intera struttura coperta in modo consistente, sia verticalmente che orizzontalmente dai vetri, il sole non entra mai direttamente in Chiesa, tranne in un particolare momento del pomeriggio soprattutto in estate, quando, da una piccola finestra posta in alto alle spalle del presbiterio, la sua luce dall’esterno illumina il crocifisso posto all’interno.
Organo da chiesa
L’ organo è stato realizzato dalla ditta “Organaria Romana”. L’organo è dotato dei soli fondi (Principale 8′, Ottava 4′, XV, XI X, XXII al G.O. oltre ad un Flauto traversiere 8′, Flauto a cuspide 4′, Flautino 2′, Nazardo 2 2/3′ al recitativo) pilotati e completati da una consolle elettronica dotata di registri campionati a tre manuali e pedaliera con l’amplificazione posta nel corpo sonoro a canne.
Il crocifisso, presente all’interno della chiesa è del XVII secolo e realizzato da un’artista anonimo. La croce è in legno mentre il corpo del Cristo è in carta pesta. L’opera proviene da una parrocchia romana ed è stata donata alla chiesa in occasione della dedicazione.
Le campane fuse in modo artigianale nella Pontificia Fonderia Marinelli di Agnone sono 5 e su ognuna sono evidenziati alcuni elementi di carattere parrocchiale e di carattere universale.
La prima campana, quella più grande, è dedicata all’Europa e intitolata alla Vergine Maria; essa riporta l’elenco di tutti i Giubilei ordinari dal 1300 ad oggie la data della prima celebrazione parrocchiale.
La seconda in ordine di grandezza è dedicata alle Americhe e intitolata ai SS. Pietro e Paolo, patroni della città di Roma; riporta inoltre la data del primo battesimo in parrocchia.
La terza, sempre in ordine di grandezza, è dedicata all’Africa e intitolata a S. Carlo Borromeo in onore al Papa Giovanni Paolo II il cui nome di battesimo è Carlo; riporta la data del primo funerale.
La quarta campana, è dedicata all’Oceania è intitolata a S. Cirillo Alessandrino e S. Tommaso d’Aquino in onore delle parrocchie a cui apparteneva prima il territorio della nostra parrocchia; riporta la data del primo matrimonio.
La quinta campana è dedicata all’Asia è intitolata a S. Francesco Saverio e S. Teresa di Gesù Bambino, patroni delle missioni; riporta la data della posa della “prima pietra” del complesso parrocchiale che si può ammirare sul sagrato accanto all’entrata principale.
L’opera scultorea presente nel presbiterio, alle spalle dell’altare, è una riproduzione interamente scolpita a mano del maestro Massimo Galleni di Pietrasanta. Il bassorilievo originale si trova negli appartamento pontifici e precisamente nella “Sala dei Papi”. Tale bassorilievo in marmo è il frammento di un antica scultura proveniente dalle Grotte Vaticane raffigurante l’ETERNO PADRE BENEDICENTE circondato dalle teste di due angeli. Frammento quattrocentesco riconducibile a Giovanni Dalmata e Mino da Fiesole. I tratti enigmatici dell’opera hanno diviso anticamente gli studiosi per alcuni dei quali poteva rappresentare il Salvatore e per altri il Padre Eterno. Ecco perché fu chiamato “Salvatorino” o “Salvatorello”, nome dato anche ad un minuscolo oratorio ubicato nelle Sacre Grotte.
E’ verosimile che questo piccolo sacello avesse la sua ragion d’essere nella vicinanza di un ossario voluto da Paolo III nel 1545, In cui c’erano i resti di tanti defunti sconosciuti, ma ritenuti santi perché provenienti dalla terra dell’Antica Basilica. Quindi l’Oratorio in cui era situato il bassorilievo era un luogo di suffragio e di intercessione.
Lo studioso Francesco Maria Torrigio nel 1635, nella sua opera Le Sacre Grotte Vaticane, descriveva la scultura così: “A mano sinistra vi è un altare, ove è scolpito, in marmo bianco, l’ETERNO PADRE in sembianze di vecchio, essendo chiamato nella Sacra Scrittura: Anticuus dierum, e con la destra sta in atto di benedire e con la sinistra tiene il libro aperto”.
Altre notizie sull’originale si possono trovare in:
F. L. Dionysi, Sacrarum Vaticanae Basilicae cryptarum monumenta aereis tabulis incisa a Philippo Laurenzio Dionysio, efusdem Basilicae beneficiario, commentariis illustrata, Appendice di Emiliano Sarti e Giuseppe Settele, Roma, 1828 tab II, 1, pp 3-8.
P.G. Chattard, Nuova descrizione del Vaticano, ossia della Sacrosanta Basilica di San Pietro, Roma 1762, p. 167.
Gaetano Sergiacomo, Descrizione delle Sacre Grotte Vaticane, Roma 1921, p. 2
La scultura lapidea della Madonna col Bambino risale con buona approssimazione al 1310-1330 ed è un sublime esempio di Scuola Campionese.
Difatti fin dai tempi quasi leggendari dei maestri Comacini di epoca longobarda, dinastie di scalpellini-muratori-costruttori della Val d’Intelvi, (noti come magistri antelami) di Campione, Bissone, Agogno e più in generale della diocesi di Como rappresentano la massima espressione dell’arte della lavorazione della pietra presso i diversi cantieri delle cattedrali, specialmente italiane e straniere.
In questa statua di Santa Maria Madre di Misericordia pur trattandosi di un opera gotica prevale un senso di immobile rigidità con forme robuste e bloccate nello spazio ancorate alla tradizione romanica padana e più precisamente alla scuola dei maestri campionesi.
La Vergine Maria in piedi col capo velato e coronato, tiene col braccio sinistro il Bambino più grandicello il cui sguardo non incrocia né quello della Madre né quello del fedele, accentuando il suo messaggio di sovranità.
Gesù benedicente con la mano destra, con la sinistra trattiene un piccolo uccello allusivo all’immortalità dell’anima, che sembra quasi volersi liberare becchettando la mano che lo trattiene.
La Madonna con la mano destra che fuoriesce dal manto, tiene vicino al petto una rosa, attributo mistico della Vergine, con tre foglie simbolo della Santissima Trinità
La chiesa dispone di un campo da basket e di uno da calcetto. Il primo fu realizzato grazie alla generosità di una coppia di ragazzi, il quali per il loro matrimonio chiesero di destinare i soldi per il loro regalo di nozze alla costruzione di questo impianto. Il secondo invece è stato un dono dell’ex presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti, il quale devolse alla nostra chiesa il rimborso ottenuto da un processo.
Richard Meier (Newark, 12 ottobre 1934) è un architetto statunitense.
Si laurea alla Cornell University nel 1957 e dopo essersi laureato intraprende un viaggio per l’Europa dove tra l’altro in Francia ha la fortuna di incontrare Le Corbusier, architetto sempre ammirato da Meier, tanto che insieme agli architetti Peter Eisenman, John Heiduk, Michael Graves, Charles Gwathmey fa parte del gruppo nominato Five Architects o White Architects, un gruppo di architetti che voleva portare avanti le idee di Le Corbusier. Tra il 1958 e il 1963 Meier lavora in diversi e affermati studi di architettura tra i quali Skidmore, Owings & Merrill (SOM) e lo studio di studio di Marcel Breuer.
Nel 1963 nel suo appartamento progetta il suo primo edificio, una residenza per i genitori a Essex Fells nel New Jersey e subito dopo progetta la Smith House a Darien in Connecticut, l’edificio che comincerà a dargli una fama internazionale.
Nel 1967 lavora alla conversione dei vecchi laboratori della Bell nel Greenwich Village di Manhattan ottenendo ottime critiche dal mondo dell’architettura e della stampa. gli anni ottanta segnano l’affermarsi della sua fama internazionali, riceve riconoscimenti come il Pritzker Prize (nel 1984 a soli 49 anni, lo rendono il premiato piu giovane di sempre) e commissioni per importanti edifici come il Getty Museum o Getty Center di Los Angeles, High Museum of Art di Atlanta ecc..